Dilemma sul Poker: si vince per abilità o fortuna?

Pubblicato In Poker - da Il 13 Gennaio 2009

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Spesso ci si chiede se il Poker sia davvero un gioco di abilità o come gli altri giochi d’azzardo sia governato dal caso e dalla fortuna.
Per dare una risposta a questo dilemma abbiamo intervistato chi a Poker, Texas Hold’Em nello specifico, ci gioca per professione chiedendo se il poker sia per loro più un gioco di fortuna o di abilità e domandando se il loro carattere si riflette sul modo di stare al tavolo e come reagiscono ad un colpo sfortunato (bad beat).
Abbiamo anche chiesto poi come vivono questa passione le persone care che rappresentano la loro quotidianità affettiva.
Per il primo gruppo di domande abbiamo avuto risposte molto simili, traducibili nel concetto che è impossibile scindere la personalità del giocatore da quella con cui si opera nella vita reale e che il poker sia online che dal vivo è un gioco di abilità nel quale è importantissimo controllarsi quando si subiscono brutti colpi.
Il concetto forte che passa, ben espresso da Flavio, è che la fortuna è parte integrante del gioco, in un singolo torneo o in una partita secca influisce moltissimo, ma a fine anno e alla lunga la sua incidenza è minima.

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A patto però che durante l’anno “agonistico” ci sia stata disciplina, ossia si sia giocato sempre con metodo. In quel caso, nel lungo periodo, la fortuna è davvero parte marginale mentre quel che fa la differenza è l’esperienza, l’intelligenza e l’abilità nel gioco.
Ma è altrimenti evidente che l’autocontrollo è fondamentale. In questo gioco dove si è soli contro tutti, se si è anche semplicemente poco lucidi, si va incontro a sonore sconfitte.
Talvolta l’autocontrollo è persino più importante della pura abilità, perchè non è raro vedere giocatori abilissimi ma con poco controllo che perdono per questo loro difetto.
I forum poi sono sicuramente un luogo ideale per trovare tanti altri appassionati cui chiedere un consiglio e condividere le proprie esperienze di gioco.

Per il secondo gruppo di domande, quelle che rientrano nella sfera personale, abbiamo raccolto invece risposte di diverso sentore.
Andrea D. afferma che la famiglia lo capisce essendo composta da giocatori (di bridge in particolare).
Ariel confessa che i genitori la vivono malissimo, ma non li biasima. Il gioco del Texas Hold’em rientra tuttora nell’immaginario comune come uno dei tanti giochi d’azzardo.
Flavio ci racconta invece che i suoi familiari hanno capito che cosa è davvero il gioco per cui rispettano tale scelta. Alessio confessa che fanno il tifo per lui quando gioca in qualche evento importante.
Federico torna sui concetti di Ariel affermando che le persone che gli stanno intorno sono italiane, dunque mediamente malinformate riguardo al poker. Sanno che generalmente vince e raramente perde: questo le conforta e le rende man mano più fiduciose.

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